La nostra storia

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Scelsero il Sud non per radici o nostalgia, ma perché sapevano guardare oltre, dove altri vedevano solo un tempo che non tornava.

Ci sono storie che iniziano da una scelta netta, quasi visionaria.

Altre, invece, crescono in silenzio, attraversando luoghi, persone e generazioni, fino a diventare qualcosa di solido. La storia della famiglia Cantele appartiene a quest’ultima categoria.

Le sue radici affondano nel Nord Italia, in un periodo segnato dalla guerra e dall’incertezza. Giovanni Battista Cantele, originario di Pramaggiore, in Veneto, si trasferisce a Imola per ragioni di lavoro. È lì che incontra Teresa Manara, una donna romagnola, riservata e concreta. Si sposano, e insieme decidono di guardare a sud, verso una terra che all’epoca prometteva poco ma, per chi sapeva ascoltarla, aveva molto da offrire.

Terminato il conflitto, Giovanni si avvicina al mondo del vino. Comincia a occuparsi di commercio: acquista vino sfuso in Puglia e lo rivende nel Nord Italia. Viaggia spesso, conosce le campagne salentine, impara a leggere i gesti dei produttori locali.

Un giorno Teresa decide di accompagnarlo in uno dei suoi spostamenti. Quando arriva in Salento, comprende subito, con quella lucidità che le è propria, che quello è un luogo in cui vale la pena restare. E così fanno.

I figli crescono in una famiglia che ha imparato a coniugare l’operosità del Nord con l’istinto del Sud.

Augusto, il maggiore, sceglie la via dell’enologia. Studia a Conegliano Veneto, si forma nelle cantine del Nord, sviluppa una forte passione per i vini bianchi, in un’epoca in cui la Puglia sembrava vocata solo ai rossi.

Domenico, suo fratello, compie un percorso diverso: si dedica agli studi economici. Una scelta decisiva, che nel tempo si rivelerà fondamentale per dare struttura, solidità e visione imprenditoriale al progetto di famiglia.

Negli anni Settanta, Augusto fa ritorno in Puglia. Inizia a lavorare come consulente tecnico, mettendo a disposizione di numerose cantine locali le competenze acquisite negli anni di studio e pratica. Lavora tra Guagnano e Salice Salentino, portando con sé l’idea che anche in questa parte d’Italia sia possibile produrre vini di qualità, attraverso rigore tecnico, conoscenza e rispetto per il territorio.

Nel 1979, insieme al padre Giovanni e al fratello Domenico, fonda la Cantina Cantele.

All’inizio l’azienda non dispone di vigneti propri: si lavora con uve selezionate da conferitori di fiducia, si vinifica con cura, si punta su uno stile pulito, lineare, essenziale. Con il passare degli anni, e in particolare nei primi anni ’90, vengono acquistati i primi ettari di vigneto.

L’identità dell’azienda si consolida: cresce la gamma dei vini, si rafforza la visione produttiva, si definisce un modo di intendere il vino che guarda alla precisione tecnica come mezzo per raccontare la terra.

In questo percorso, la figura di Teresa Manara rimane centrale. Una storia che continua a raccontarsi. Una presenza silenziosa, ma determinante, capace di orientare le scelte con gesti misurati e parole rare. A lei è stato dedicato uno dei vini simbolo dell’azienda, lo Chardonnay Teresa Manara, non come omaggio sentimentale, ma come riconoscimento coerente al ruolo che ha avuto in questa storia.

Oggi la cantina è guidata dalla terza generazione, che unisce eredità familiare e visione consapevole.

Gianni e Paolo, figli di Augusto, e Umberto e Luisa, figli di Domenico, lavorano insieme mantenendo salda l’impostazione originaria, ma interpretandola con sguardo contemporaneo: con attenzione al mercato, al cambiamento climatico, alla cultura del vino che si evolve.

Lo fanno senza perdere l’essenziale: il rispetto per la terra, la cura per il lavoro, la consapevolezza che il vino è prima di tutto una storia di persone. Nel tempo, la cantina ha saputo ritagliarsi un ruolo stabile e credibile all’interno del panorama vitivinicolo pugliese, contribuendo, insieme ad altri, alla crescita qualitativa e culturale della regione. Non attraverso scorciatoie, né con operazioni di marketing aggressive. Ma attraverso la continuità, la coerenza e una visione familiare capace di durare. Una storia che si legge nei volti, nei vigneti e nei vini. E che continua, ogni giorno, a cercare il modo giusto per essere raccontata.