Caramia Salice Salentino
Pensi che l’immaginazione si soffermi più a lungo su un’amante, finché non incontri un labirinto di afrori, un vino antico quanto l’acquasantiera sfiorata con i polpastrelli ed i salmi cari agli angeli di pietra barocca. Un salmo enologico chiamato Negroamaro. Questo vitigno è l’altare, l’anima nera-nera del Salento, penisola d’acqua che nel suo nome intreccia la declinazione latina, niger, e greca, mavros, d’una natura amarognola.
Il Negroamaro, Niuru Maru per i contadini, nel secolo scorso era utilizzato unicamente per tagliare i vini del Nord ed era considerato ponte tra il Tacco ed il resto d’Italia, quando queste latitudini erano un confine ancora inesplorato e considerato per certi versi esotico. La storia del Negroamaro, oggi prodotto in purezza, è così diventata storia di tutti, atlante liquido e identità diffusa.
Grappoli dalla polpa dolce a maturazione tardiva, caratterizzati da una preziosa versatilità, esprimono una delle denominazioni più importanti di Puglia, il Salice Salentino. Questo vino è certamente uno dei sinonimi della terra di frontiera cantata dai poeti.
Cervate Negroamaro
Pensi che l’immaginazione si soffermi più a lungo su un’amante, finché non incontri un labirinto di afrori, un vino antico quanto l’acquasantiera sfiorata con i polpastrelli ed i salmi cari agli angeli di pietra barocca. Un salmo enologico chiamato Negroamaro. Questo vitigno è l’altare, l’anima nera-nera del Salento, penisola d’acqua che nel suo nome intreccia la declinazione latina, niger, e greca, mavros, d’una natura amarognola.
Il Negroamaro, Niuru Maru per i contadini, nel secolo scorso era utilizzato unicamente per tagliare i vini del Nord ed era considerato ponte tra il Tacco ed il resto d’Italia, quando queste latitudini erano un confine ancora inesplorato e considerato per certi versi esotico. La storia del Negroamaro, oggi prodotto in purezza, è così diventata storia di tutti, atlante liquido e identità diffusa.
Grappoli dalla polpa dolce a maturazione tardiva, caratterizzati da una preziosa versatilità, esprimono una delle denominazioni più importanti di Puglia, il Salice Salentino. Questo vino è certamente uno dei sinonimi della terra di frontiera cantata dai poeti e di cui firmiamo tre variazioni sul tema: Negroamaro Rosato, Negroamaro Rosso e Salice Salentino Riserva.
Cervate Primitivo
Se fosse una domanda, il Primitivo avrebbe almeno due risposte: una adriatica, l’altra jonica. Due inclinazioni. Traducendole in piaceri più o meno accomunabili: il sapore della lettura o della musica in notturna, quando tutto il resto del mondo sembra sotto l’effetto di uno strano incantesimo e la stesura segreta di una lettera d’amore dedicata a qualcuno che non sospetta minimamente di essere movente e ispirazione.
Così il Salento continua ad esprimere la sua doppia personalità, ed è questo a renderlo speciale e seducente. Basti pensare ai due mari, alla stregua delle aree per la coltivazione del Primitivo che è tutto sommato significa dire un luogo di mezzo e allo stesso tempo è anche dire il retrogusto di un cielo terso, ma pieno della densità di un tempo sospeso ad incredibili altezze e profondità.
Come quelle clessidre piene di sabbia fine che stanno tra le dita dei giocatori esperti, i più eleganti fuoriclasse capaci di dilatare gli istanti all’infinito, proprio come un residuo incalcolabile di tempo già trascorso. O, più semplicemente, come un ritratto, una cartolina merlettata rimasta a testimonianza di un luogo. Il Primitivo: un vino identitario, quasi un ritratto in bianco e nero.
Varius Primitivo
Se fosse una domanda, il Primitivo avrebbe almeno due risposte: una adriatica, l’altra jonica. Due inclinazioni. Traducendole in piaceri più o meno accomunabili: il sapore della lettura o della musica in notturna, quando tutto il resto del mondo sembra sotto l’effetto di uno strano incantesimo e la stesura segreta di una lettera d’amore dedicata a qualcuno che non sospetta minimamente di essere movente e ispirazione.
Così il Salento continua ad esprimere la sua doppia personalità, ed è questo a renderlo speciale e seducente. Basti pensare ai due mari, alla stregua delle aree per la coltivazione del Primitivo che è tutto sommato significa dire un luogo di mezzo e allo stesso tempo è anche dire il retrogusto di un cielo terso, ma pieno della densità di un tempo sospeso ad incredibili altezze e profondità.
Come quelle clessidre piene di sabbia fine che stanno tra le dita dei giocatori esperti, i più eleganti fuoriclasse capaci di dilatare gli istanti all’infinito, proprio come un residuo incalcolabile di tempo già trascorso. O, più semplicemente, come un ritratto, una cartolina merlettata rimasta a testimonianza di un luogo. Il Primitivo: un vino identitario, quasi un ritratto in bianco e nero.
Telero Rosso
The village folk still call it Niuru Maru: Negroamaro, meaning bitter black (red).
In another era, Negroamaro was grown solely to ship to the north of Italy where the colder climate made it challenging to obtain the desired color and alcohol levels in the wines they produced. But in recent decades, more and more Salento wineries have looked to the variety as one of the most noble expressions of Pugliese viticulture.
Thanks to its vibrant acidity and its wonderful balance of fruit and earth flavors, the popularity of Negramaro only continues to grow — among winemakers and wine lovers alike.
Cantele’s barrique-aged Teresa Manara Negroamaro is widely considered to be a benchmark for the category and the winery’s Salice Salentino, also made using a selection of top fruit, is once its most critically acclaimed wines in the U.S. today. Cantele also uses Negroamaro to make youthful, fresh wine and a rosé, both of which are also favorites among our American friends.
Telero Salice Salentino
Pensi che l’immaginazione si soffermi più a lungo su un’amante, finché non incontri un labirinto di afrori, un vino antico quanto l’acquasantiera sfiorata con i polpastrelli ed i salmi cari agli angeli di pietra barocca. Un salmo enologico chiamato Negroamaro. Questo vitigno è l’altare, l’anima nera-nera del Salento, penisola d’acqua che nel suo nome intreccia la declinazione latina, niger, e greca, mavros, d’una natura amarognola.
Il Negroamaro, Niuru Maru per i contadini, nel secolo scorso era utilizzato unicamente per tagliare i vini del Nord ed era considerato ponte tra il Tacco ed il resto d’Italia, quando queste latitudini erano un confine ancora inesplorato e considerato per certi versi esotico. La storia del Negroamaro, oggi prodotto in purezza, è così diventata storia di tutti, atlante liquido e identità diffusa.
Grappoli dalla polpa dolce a maturazione tardiva, caratterizzati da una preziosa versatilità, esprimono una delle denominazioni più importanti di Puglia, il Salice Salentino. Questo vino è certamente uno dei sinonimi della terra di frontiera cantata dai poeti.
Telero Primitivo
Se fosse una domanda, il Primitivo avrebbe almeno due risposte: una adriatica, l’altra jonica. Due inclinazioni. Traducendole in piaceri più o meno accomunabili: il sapore della lettura o della musica in notturna, quando tutto il resto del mondo sembra sotto l’effetto di uno strano incantesimo e la stesura segreta di una lettera d’amore dedicata a qualcuno che non sospetta minimamente di essere movente e ispirazione.
Così il Salento continua ad esprimere la sua doppia personalità, ed è questo a renderlo speciale e seducente. Basti pensare ai due mari, alla stregua delle aree per la coltivazione del Primitivo che è tutto sommato significa dire un luogo di mezzo e allo stesso tempo è anche dire il retrogusto di un cielo terso, ma pieno della densità di un tempo sospeso ad incredibili altezze e profondità.
Come quelle clessidre piene di sabbia fine che stanno tra le dita dei giocatori esperti, i più eleganti fuoriclasse capaci di dilatare gli istanti all’infinito, proprio come un residuo incalcolabile di tempo già trascorso. O, più semplicemente, come un ritratto, una cartolina merlettata rimasta a testimonianza di un luogo. Il Primitivo: un vino identitario, quasi un ritratto in bianco e nero.
Telero Verdeca
Uno sguardo così verde. Basta un niente per riportare tutto al suo livello, come l’uva che matura nel cuore del mese di agosto, sotto un cielo vasto che, a queste latitudini, abbaglia. Specie tra i filari, dove tutte le città sono pensieri remoti. Il verde dei grappoli di Verdeca domina la futura radice di un vino che prende nome dal colore dei chicchi d’uva che lo annunciano.
In effetti, a pensarci un po’ su, si scrive Verdeca, ma potrebbe essere pronunciato con un suono che ne è il sinonimo: quello della brezza d’estate, che porta con sé molte fragranze e ovunque si insinua è sensuale, necessaria come quel destino che gli esseri umani si aspettano di vedere dietro l’angolo. Vino prezioso che in ogni vento ha un amore, e quel che ti viene da pensare ad occhi chiusi quando lo assapori è questo colore verde che non vedi, ma che puoi percepire benissimo, proprio come quando una stagione vira nell’altra.
Verdeca: dal suo vitigno a bacca bianca, come da un’intuizione profonda ed acuta, evoca tutto ciò che di suadente resta sospeso nell’ultimo sospiro dell’estate. L’altro profilo di questo vino, com’è giusto che sia, riguarda la sua nobiltà semplice ed i gesti di ricerca che l’hanno resa possibile dentro un calice.
Il Firro
There is perhaps no wine or grape variety more closely associated with Pugliese viticulture than Primitivo, a grape first brought to Italy in the 19th century (around the same time it was introduced in Northern California, where it came to be known as Zinfandel).
Cantele’s award-winning Primitivo was among the first to find its way across the English Channel and the Atlantic Ocean where it has become one of the winery’s most recognizable labels.
But that doesn’t mean that it’s not just as popular in Italy, where you’ll find it in top restaurants across the country, from Milan to Naples.
Fresh and light in style, Cantele’s Primitivo is one of our most versatile wines at the dinner table: From pizza to pastas topped with meat sauce, baked pastas, and even some lighter entrées, the juicy fruit of this wine pairs wonderfully with a wide variety of foods — Italian and international.
But its lithe character in the glass also makes for a great pairing for seafood dishes. In fact, it’s one of Lecce’s favorites to pair with the excellent fish and seafood they serve there.
Caramia Primitivo
Se fosse una domanda, il Primitivo avrebbe almeno due risposte: una adriatica, l’altra jonica. Due inclinazioni. Traducendole in piaceri più o meno accomunabili: il sapore della lettura o della musica in notturna, quando tutto il resto del mondo sembra sotto l’effetto di uno strano incantesimo e la stesura segreta di una lettera d’amore dedicata a qualcuno che non sospetta minimamente di essere movente e ispirazione.
Così il Salento continua ad esprimere la sua doppia personalità, ed è questo a renderlo speciale e seducente. Basti pensare ai due mari, alla stregua delle aree per la coltivazione del Primitivo che è tutto sommato significa dire un luogo di mezzo e allo stesso tempo è anche dire il retrogusto di un cielo terso, ma pieno della densità di un tempo sospeso ad incredibili altezze e profondità.
Come quelle clessidre piene di sabbia fine che stanno tra le dita dei giocatori esperti, i più eleganti fuoriclasse capaci di dilatare gli istanti all’infinito, proprio come un residuo incalcolabile di tempo già trascorso. O, più semplicemente, come un ritratto, una cartolina merlettata rimasta a testimonianza di un luogo. Il Primitivo: un vino identitario, quasi un ritratto in bianco e nero.